VI: Tac tac tac...
Lei sola, là dentro, quella pallottola d'avorio, correndo graziosa nella roulette, in senso inverso
al quadrante, pareva giocasse:
« Tac tac tac »
Lei sola: - non certo quelli che la guardavano, sospesi nel supplizio che cagionava loro il
capriccio di essa, a cui - ecco - sotto, su i quadrati gialli del tavoliere, tante mani avevano
recato, come in offerta votiva, oro, oro e oro, tante mani che tremavano adesso nell'attesa
angosciosa, palpando inconsciamente altro oro, quello della prossima posta, mentre gli
occhi supplici pareva dicessero: « Dove a te piaccia, dove a te piaccia di cadere, graziosa
pallottola d'avorio, nostra dea crudele! ».
Ero capitato là, a Montecarlo, per caso.
Dopo una delle solite scene con mia suocera e mia moglie, che ora, oppresso e fiaccato
com'ero dalla doppia recente sciagura, mi cagionavano un disgusto intollerabile; non sapendo
più resistere alla noja, anzi allo schifo di vivere a quel modo; miserabile, senza né
probabilità né speranza di miglioramento, senza più il conforto che mi veniva dalla mia
dolce bambina, senza alcun compenso, anche minimo, all'amarezza, allo squallore, all'orribile
desolazione in cui ero piombato; per una risoluzione quasi improvvisa, ero fuggito dal
paese, a piedi, con le cinquecento lire di Berto in tasca.
VI: Tac tac tac...
Sie allein, da drin, dieses kleine Kügelchen aus Elfenbein, im Roulette dahinlaufen, in der entegengesetzten Richtung der Zahlenscheibe, schien zu spielen: "Tac, tac, tac" Nur sie allein: Sicherlich nicht die, die sie beobachteten, die verharrend das Urteil abwarteten, dessen Begründung das flatterhafte Wesen eben dieser ist, der, so war es, so viele Hände unten, wie in einer Opfergabe, auf den gelben Quadraten des Spieltisches, Gold, Gold, Gold dargebracht haben. Hände die jetzt zitterten in angsvoller Erwartung, unbewusst nach mehr Gold tastend, dem Gold des nächsten Durchganges, während die flehenden Augen zu sagen schienen: "Wo immer es dir gefallen möge, wo immer es dir gefallen möge zu fallen, kleine zierliche Kugel, unsere grausame Göttin!" Zufällig war ich in Monte Carlo gelandet. Nach einer der zahlreichen Szenen mit meiner Schwiegermutter und meiner Frau, die mir jetzt, niedergedrückt und betrübt wie ich war von dem noch nicht lange zurückliegenden doppelten Schmerz, einen nicht mehr erträglichen Schmerz verursachten, unfähig dem Verdruss und dem Ekel auf dieser Welt zu verweilen länger zu ertragen, in einer elenden Situation und ohne Aussicht oder Hoffnung auf Besserung, ohne die Milderung, die mir von meiner süßen Tochter kam, ohne irgendeinen anderen Ausgleich, und sei er auch noch so winzig, für den Schrecken, der entsetzlichen Trostlosigkeit, in die ich gefallen war, bin ich, nach dem ich mich unvermittelt dazu entschlossen hatte, aus dem Land geflüchtet, zu Fuß, mit den fünfzig Lira meines Bruders Berto in der Tasche.
Avevo pensato, via facendo, di recarmi a Marsiglia, dalla stazione ferroviaria del paese vicino,
a cui m'ero diretto: giunto a Marsiglia, mi sarei imbarcato, magari con un biglietto di
terza classe, per l'America, così alla ventura.
Che avrebbe potuto capitarmi di peggio, alla fin fine, di ciò che avevo sofferto e soffrivo a
casa mia? Sarei andato incontro, sì, ad altre catene, ma più gravi di quella che già stavo
per strapparmi dal piede non mi sarebbero certo sembrate. E poi avrei veduto altri paesi,
altre genti, altra vita, e mi sarei sottratto almeno all'oppressione che mi soffocava e mi
schiacciava.
Se non che, giunto a Nizza, m'ero sentito cader l'animo. Gl'impeti miei giovanili erano abbattuti
da un pezzo: troppo ormai la noja mi aveva tarlato dentro, e svigorito il cordoglio.
L'avvilimento maggiore m'era venuto dalla scarsezza del denaro con cui avrei dovuto avventurarmi
nel bujo della sorte, così lontano, incontro a una vita affatto ignota, e senz'alcuna
preparazione.
Ora, sceso a Nizza, non ben risoluto ancora di ritornare a casa, girando per la città, m'era
avvenuto di fermarmi innanzi a una grande bottega su l'Avenue de la Gare, che recava
questa insegna a grosse lettere dorate:
DÉPOT DE ROULETTES DE PRECISION
Ve n'erano esposte d'ogni dimensione, con altri attrezzi del giuoco e varii opuscoli che avevano
sulla copertina il disegno della roulette;
Si sa che gl'infelici facilmente diventano superstiziosi, per quanto poi deridano l'altrui credulità
e le speranze che a loro stessi la superstizione certe volte fa d'improvviso concepire
e che non vengono mai a effetto, s'intende.
Ricordo che io, dopo aver letto il titolo d'uno di quegli opuscoli: Méthode pour gagner à la
roulette, mi allontanai dalla bottega con un sorriso sdegnoso e di commiserazione.
Ich hatte daran gedacht, als ich auf dem Weg war, mich nach Marseille zu begeben, vom Bahnhof des Nachbardorfes aus, wohin ich gegangen war. Einmal in Marseille, würde ich mich vielleicht mit einem Ticket dritter Klasse nach Amerika eingeschifft haben, einfach so, ohne Plan. Was hätte mir schließlich noch schlimmeres zustoßen können, im Vergleich zu dem, was ich erlitten hatte und immer noch litt? Ich wäre anderen Ketten entgegen gegangen, das ja, doch schlimmer als die, die ich im Begriff war mir vom Fuss zu schütteln, wären mir sicher nicht angebracht worden. Ich hätte andere Länder gesehen, andere Leute, ein anderes Leben und hätte mich zumindest der Unterdrückung entzogen die mich erstickte und zerquetschte. Als ich aber in Nizza ankam, verlor ich den Mut. Mein jugendlicher Schwung war auf einen Schlag niedergeschlagen. Zu sehr hatte mich das Leid innerlich ausgehöhlt, die Trauer mich entkräftet. Am meisten entmutigte mich die Tatsache, dass ich mich mit so wenig Geld in die Dunkelheit eines solches Schicksals wagen sollte, so weit weg, hinein in ein mir völlig unbekanntes Leben und ohne jede Vorbereitung. Dann, in Nizza angekommen, noch nicht wirklich entschlossen nach Hause zurückzukehren, durch die Stadt laufend, fand ich mich plötzlich vor einem großen Geschäft in der Avenue de la Gare wieder, auf dem dieses Schild prangte. DÉPOT DE ROULETTES DE PRECISION Es gab sie dort in allen Formen, zusammen mit anderen Spielutensilien und verschiedenen Broschüren, die auf dem Umschlag ein Roulette aufgemalt hatten. Es ist bekannt, dass die Unglücklichen schnell abergläubisch werden, wenn sie sich auch später über die Gutgläubigkeit und die Hoffnungen, die sie selbst aufgrund ihres Aberglaubens plötzlich hegen und die nie, das versteht sich von selbst, real werden, verlachen. Ich erinner mich noch, dass ich, nachdem ich den Titel einer dieser Broschüren gelesen hatte, Anleitung um beim Roulette zu gewinnen, mich von dem Geschäft mit einem verächtlichen und mitleidigen Lächeln entfernte.
Ma, fatti
pochi passi, tornai indietro, e (per curiosità, via, non per altro!) con quello stesso sorriso
sdegnoso e di commiserazione su le labbra, entrai nella bottega e comprai quell'opuscolo.
Non sapevo affatto di che si trattasse, in che consistesse il giuoco e come fosse congegnato.
Mi misi a leggere; ma ne compresi ben poco.
« Forse dipende, » pensai, « perché non ne so molto, io, di francese. »
Nessuno me l'aveva insegnato; avevo imparato da me qualche cosa, così, leggiucchiando
nella biblioteca; non ero poi per nulla sicuro della pronunzia e temevo di far ridere, parlando.
Questo timore appunto mi rese dapprima perplesso se andare o no; ma poi pensai che
m'ero partito per avventurarmi fino in America, sprovvisto di tutto e senza conoscere neppur
di vista l'inglese e lo spagnuolo; dunque via, con quel po' di francese di cui potevo disporre
e con la guida di quell'opuscolo, fino a Montecarlo, li a due passi, avrei potuto bene
avventurarmi.
« Né mia suocera né mia moglie, » dicevo fra me, in treno, « sanno di questo po' di denaro,
che mi resta in portafogli. Andrò a buttarlo lì, per togliermi ogni tentazione. Spero che
potrò conservare tanto da pagarmi il ritorno a casa. E se no... »
Avevo sentito dire che non difettavano alberi - solidi - nel giardino attorno alla bisca. In fin
de' conti, magari mi sarei appeso economicamente a qualcuno di essi, con la cintola dei
calzoni, e ci avrei fatto anche una bella figura. Avrebbero detto:
« Chi sa quanto avrà perduto questo povero uomo! »
Mi aspettavo di meglio, dico la verità. L'ingresso, sì, non c'è male; si vede che hanno avuto
quasi l'intenzione d'innalzare un tempio alla Fortuna, con quelle otto colonne di marmo. Un
portone e due porte laterali. Su queste era scritto Tirez: e fin qui ci arrivavo; arrivai anche
al Poussez del portone, che evidentemente voleva dire il contrario; spinsi ed entrai.
Pessimo gusto! E fa dispetto. Potrebbero almeno offrire a tutti coloro che vanno a lasciar lì
tanto denaro la soddisfazione di vedersi scorticati in un luogo men sontuoso e più bello.
Tutte le grandi città si compiacciono adesso di avere un bel mattatojo per le povere bestie,
le quali pure, prive come sono d'ogni educazione, non possono goderne. E vero tuttavia
che la maggior parte della gente che va lì ha ben altra voglia che quella di badare al gusto
della decorazione di quelle cinque sale, come coloro che seggono su quei divani, giro giro,
non sono spesso in condizione di accorgersi della dubbia eleganza dell'imbottitura.
Doch nach wenigen Schritten ging ich wieder zurück (natürlich nur aus Neugierde, aus keinem anderen Grund!), mit jenem gleichen verächtlichen und mitleidigen Lächeln auf den Lippen, ging ich in das Geschäft und kaufte diese Broschüre. Ich fing an zu lesen, verstand aber nichts. "Vielleicht hängt es damit zusammen", dachte ich, "dass ich so wenig Französisch spreche." Niemand hatte es mich gelehrt. Ich hatte es allein einige Grundkenntnisse angeeignet, in der Bibliothek einige Bücher überfliegend. Ich war mir von daher überhaupt nicht sicher, was die Aussprache anging und befürchtete, dass ich mich lächerlich machen würde, wenn ich spreche. Diese Angst war es, die meine Unentschlossenheit zu gehen oder nicht zu gehen hervorrief. Doch dann dachte ich, dass ich sogar nach Amerika aufbrechen wollte, ohne irgendetwas zu besitzen und ohne auch nur die geringste Ahnung von Englisch oder Spanisch zu haben. Also los, mit dem bisschen Französisch, das mir zur Verfügung stand und unter Anleitung dieser Broschüre, konnte ich mich in das nur zwei Schritte entfernte Monte Carlo wagen. "Weder meine Schwägerin noch meine Frau", sagte ich zu mir, "wissen etwas von dem bisschen Geld, das sich in meiner Brieftasche befindet. Ich wirde es da hinwerfen, um mich von aller Versuchung zu befreien. Ich hoffe, dass mir soviel übrig bleibt, dass ich meine Heimreise werde bezahlen können. Und wenn nicht...." Ich hatte sagen hören, dass es in dem Garten rund um das Spielcasiono nicht an starken Bäumen mangelte. So hätte ich mich also schlussendlich kostengünstig an einen derselben aufhängen können, mit dem Gürtel der Hose und ich hätte da auch noch eine gute Figur gemacht. Sie hätten gesagt: "Wer weiß, wieviel Geld er verloren hat, der arme Mensch!" Ich erhoffte mir etwas besseres, um die Wahrheit zu sagen. Der Eingang, auf jeden Fall, war nicht schlecht. Man sah, dass sie sozusagen die Absicht hatten, einen Tempel des Glücks zu errichten, mit diesen acht Säulen aus Marmor. Ein Eingangstor und und zwei Seitentore. Auf diesen stand: Ziehen. Dahin bin ich schließlich gekommen. ich kam auch zu dem Drücken der Tore, das, offensichtlich, das Gegenteil bedeutete. Ich drückte und ging hinein. Übelster Geschmack! Wirklich ärgerlich. Sie könnten all denen, die dort soviel Geld lassen die Befriedigung geben, dass man ihnen an einem weniger pompösen dafür aber schöneren Ort das Fell über die Ohren zieht. Alle großen Städte gefallen sich neuerdings darin einen schönen Schlachthof für die armen Tiere zu haben, die, obwohl völlig ohne jede Erziehung, das gar nicht genießen können. Es ist jedoch wahr, dass die meisten Leute, die da hingehen, anderes im Sinn haben, als über den Geschmack der Dekoration dieser fünf Säle nachzudenken, so wie die, die dort auf den Sofas ausruhen, Seite an Seite, oft nicht in der Lage sind, die zweifelhafte Eleganz der Polsterung überhaupt zu bemerken.
Vi seggono, di solito, certi disgraziati, cui la passione del giuoco ha sconvolto il cervello nel
modo più singolare: stanno li a studiare il così detto equilibrio delle probabilità, e meditano
seriamente i colpi da tentare, tutta un'architettura di giuoco, consultando appunti su le vicende
de' numeri: vogliono insomma estrarre la logica dal caso, come dire il sangue dalle
pietre; e son sicurissimi che, oggi o domani, vi riusciranno.
Ma non bisogna meravigliarsi di nulla.
- Ah, il 12! il 12! - mi diceva un signore di Lugano, pezzo d'omone, la cui vista avrebbe
suggerito le più consolanti riflessioni su le resistenti energie della razza umana. - Il 12 è il
re dei numeri; ed è il mio numero! Non mi tradisce mai! Si diverte, sì, a farmi dispetti, magari
spesso; ma poi, alla fine, mi compensa, mi compensa sempre della mia fedeltà.
Era innamorato del numero 12, quell'omone lì, e non sapeva più parlare d'altro. Mi raccontò
che il giorno precedente quel suo numero non aveva voluto sortire neppure una volta;
ma lui non s'era dato per vinto: volta per volta, ostinato, la sua posta sul 12; era rimasto su
la breccia fino all'ultimo, fino all'ora in cui i croupiers annunziano:
- Messieurs, aux trois dernier!
Ebbene, al primo di quei tre ultimi colpi, niente; niente neanche al secondo; al terzo e ultimo,
pàffete: il 12.
- M'ha parlato! - concluse, con gli occhi brillanti di gioja - M'ha parlato!
E' vero che, avendo perduto tutta la giornata, non gli eran restati per quell'ultima posta che
pochi scudi; dimodoché, alla fine, non aveva potuto rifarsi di nulla. Ma che gl'importava? Il
numero 12 gli aveva parlato!
Sentendo questo discorso, mi vennero a mente quattro versi del povero Pinzone, il cui cartolare
de' bisticci col seguito delle sue rime balzane, rinvenuto durante lo sgombero di casa,
sta ora in biblioteca; e volli recitarli a quel signore:
Ero già stanco di stare alla bada della Fortuna. La dea capricciosa dovea pure passar per
la mia strada.
E passò finalmente. Ma tignosa.
E quel signore allora si prese la testa con tutt'e due le mani e contrasse dolorosamente, a
lungo, tutta la faccia. Lo guardai, prima sorpreso, poi costernato.
- Che ha?
- Niente. Rido, - mi rispose.
Rideva così!
Dort sitzen gewöhnlich gewisse Unglückliche, denen die Leidenschaft für das Spiel das Gehirn in höchst eigenartiger Weise durcheinandergebracht hat. Sie sind da und studieren die Wahrscheinlichkeitswerte und denken ernsthaft über die Kombinationen nach, die man wagen sollte, eine ganzes Spielsystem, ziehen ihre Notizen über die Reihenfolge der Nummern zu Rate. Sie wollen die Logik der Sache erkunden, was das gleiche wäre, wie Blut aus den Steinen ziehen. Dabei sind sie sich sicher, dass ihnen dies heute oder morgen gelingen wird. Doch es gab nichts, über das man sich hätte wundern können. "Ah, die 12! Die 12!", sagte mir ein Herr aus Lugano, ein Mordskerl, dessen Anblick die tröstendsten Überlegungen über die Energie der menschlichen Rasse suggeriert hätte. "Die 12 ist der König der Nummern. Das ist meine Zahl! Sie verrät mich nie! Sie amüsiert sich, das ja, sie ärgert mich, vielleicht oft. Schlussendlich jedoch, gleicht sie mit ihrer Treue alles aus. Er war verliebt in die Nummer 12, dieser Schrank von einem Mann und konnte überhaupt nichts anderes mehr sprechen. Er erzählte mir, dass am Vortag seine Nummer nicht ein einziges Mal hatte erscheinen wollen, er jedoch sich nicht geschlagen gegeben habe. Jedesmal auf' s neue, stur, setzte er auf die 12. Er war bis zuletzt auf seinem Posten geblieben, bis die Groupiers ankündigten. "Meine Herren, die drei Letzten." Dann. Beim ersten dieser drei letzten Schläge, nichts. Nichts auch beim zweiten. Beim dritten und letzten: Paff! Die zwölf. "Sie hat gesprochen!", schloss er mit vor Freude strahlenden Augen, "sie hat gesprochen!". Wahr jedoch ist, dass er den ganzen Tag verloren hatte und ihm für die letzte Runde nur noch ein paar Centimes übrig geblieben waren, so dass er, schlussendlich, so dass er nichts hat ausgleichen können. Doch war dies wichtig für ihn? Die Nummer 12 hatte gesprochen! Als ich diese Rede hörte, kamen mir vier Verse des armen Pinzone in den Sinn, dessen Heft mit den bisticci Versen und seinen eigenen in balzane Manier, die bei der Auflösung unsere Hauses wieder zu Tage befördert wurden und jetzt in der Bibliothek stehen, ich diesem Herrn vortragen wollte.Ich war es schon leid auf das Glück acht zu geben die eigenwillige Göttin musste vorbeiziehen, an meinem Haus: Schließlich kam sie. Doch geizig. Da fasste sich dieser Herr mit beiden Händen an den Kopf und verzog wie von Schmerzen geplagt sein ganzes Gesicht in die Länge. Ich schaute ihn an, zuerst überrascht, dann konsterniert. "Was haben sie?" "Nichts, ich lache" antwortete er. Er hatte ein Art zu lachen!
Gli faceva tanto male, tanto male la testa, che non poteva soffrire lo scotimento
del riso.
Andate a innamorarvi del numero 12!
Prima di tentare la sorte - benché senz'alcuna illusione - volli stare un pezzo a osservare,
per rendermi conto del modo con cui procedeva il giuoco.
Non mi parve affatto complicato, come il mio opuscolo m'aveva lasciato immaginare.
In mezzo al tavoliere, sul tappeto verde numerato, era incassata la roulette. Tutt'intorno, i
giocatori, uomini e donne, vecchi e giovani, d'ogni paese e d'ogni condizione, parte seduti,
parte in piedi, s'affrettavano nervosamente a disporre mucchi e mucchietti di luigi e di scudi
e biglietti di banca, su i numeri gialli dei quadrati; quelli che non riuscivano ad accostarsi,
o non volevano, dicevano al croupier i numeri e i colori su cui intendevano di giocare, e
il croupier, subito, col rastrello disponeva le loro poste secondo l'indicazione, con meravigliosa
destrezza; si faceva silenzio, un silenzio strano, angoscioso, quasi vibrante di frenate
violenze, rotto di tratto in tratto dalla voce monotona sonnolenta dei croupiers:
- Messieurs, faites vos jeux
Mentre di là, presso altri tavolieri, altre voci ugualmente monotone dicevano:
Le jeu est fait! Rien ne va plus!
Alla fine, il croupier lanciava la pallottola sulla roulette
- Tac tac tac...
E tutti gli occhi si volgevano a lei con varia espressione: d'ansia, di sfida, d'angoscia, di
terrore. Qualcuno fra quelli rimasti in piedi, dietro coloro che avevano avuto la fortuna di
trovare una seggiola, si sospingeva per intravedere ancora la propria posta, prima che i
rastrelli dei croupiers si allungassero ad arraffarla.
La boule, alla fine, cadeva sul quadrante, e il croupier ripeteva con la solita voce la formula
d'uso e annunziava il numero sortito e il colore.
Der Kopf schmerzte ihn so sehr, dass er die Erschütterungen, die das Lachen hervorrief nicht ertragen konnte. Fangt mal an die Nummer 12 zu lieben! Bevor ich mein Glück versuchte, wenn auch ohne mir Illusionen zu machen, wollte ich erst noch eine Weile zuschauen, ob genau zu verstehen, wie das Spiel funktionierte. Tatsächlich erschien es mir überhaupt nicht kompliziert, wie dies meine Broschüre suggerierte. Mitten auf dem Spieltisch, auf dem grünen, nummerierten Teppich, war das Roulette angebracht. Darum herum saßen die Spieler, Frauen und Männer, aus allen Herren Länder und aus allen sozialen Schichten, teils saßen sie, teils standen sie und beeilten sich, Haufen und Häufchen von Louisidors, Groschen und Banknoten auf die gelben Zahlen der Quadrate zu setzen. Die, die nicht nahe genug heran kamen und nicht herankommen wollten, sagten dem Croupiers die Nummer und die Farbe mit welcher sie spielen wollten und der Croupier, setzte sofort mit seinem Rechen mit bemerkenswertem Geschick die gesetzte Summe an die entsprechende Stelle. Dann wurde es still, eine merkwürdige Stille, ängstlich, fast vibrierend vor zurückgehaltener Gewalt, unterbrochen nur von Zeit zu Zeit durch die monotone, schläfrige Stimme des Croupiers: "Messieurs, setzen Sie ihr Spiel" Während an anderen Tischen, ähnlich monotone Stimmen sagten: "Das Spiel ist gesetzt! Nichts geht mehr!" Schließlich warf der Croupier das Kügelchen in das Roulette. "Tac, tac, tac." Alle Blicke waren nun auf ihn gerichtet, mit einem jeweils unterschiedlichen Gesichtsausdruck: Der Sorge, der Herausforderung, des Entsetzens. Einer von denen, die standen, hinter denen, die das Glück hatten, einen Stuhl zu finden, beugte sich nach vorne um einen letzten Blick auf seinen Einsatz zu werfen, bevor die Rechen der Croupiers kamen um sie zusammenzuraffen. Die Kugel fiel schlussendlich auf das Quadrat und der Croupiers wiederholte mit derselben Stimme wie immer die Formul und nannte die Nummer und die Farbe.
Arrischiai la prima posta di pochi scudi sul tavoliere di sinistra nella prima sala, così, a casaccio,
sul venticinque; e stetti anch'io a guardare la perfida pallottola, ma sorridendo, per
una specie di vellicazione interna, curiosa, al ventre.
Cade la boule sul quadrante, e:
- Vingtcinq! - annunzia il croupier. - Rouge, impair et passe!
Avevo vinto! Allungavo la mano sul mio mucchietto moltiplicato, quanto un signore, altissimo
di statura, da le spalle poderose troppo in sù, che reggevano una piccola testa con
gli occhiali d'oro sul naso rincagnato, la fronte sfuggente, i capelli lunghi e lisci su la nuca,
tra biondi e grigi, come il pizzo e i baffi, me la scostò senza tante cerimonie e si prese lui il
mio denaro.
Nel mio povero e timidissimo francese, volli fargli notare che aveva sbagliato - oh, certo
involontariamente!
Era un tedesco, e parlava il francese peggio di me, ma con un coraggio da leone: mi si
scagliò addosso, sostenendo che lo sbaglio invece era mio, e che il denaro era suo.
Mi guardai attorno, stupito: nessuno fiatava, neppure il mio vicino che pur mi aveva veduto
posare quei pochi scudi sul venticinque. Guardai i croupiers: immobili, impassibili, come
statue. « Ah sì? » dissi tra me e, quietamente, mi tirai su la mano gli altri scudi che avevo
posato sul tavolino innanzi a me, e me la filai.
« Ecco un metodo, pour gagner à la roulette, » pensai, « che non è contemplato nel mio
opuscolo. E chi sa che non sia l'unico, in fondo! »
Ma la fortuna, non so per quali suoi fini segreti, volle darmi una solenne e memorabile
smentita.
Ich riskierte den ersten Einsatz von nur wenigen Groschen auf dem Spieltisch zur linken im ersten Saal, einfach so, zufällig, auf die fünfundzwanzig. Und dann stand auch ich da und betrachtete das niederträchtige Kügelchen, aber lächelnd, wie durch ein merkwürdiges Kitzeln in der Magengrube verursacht. Die Kugel fiel auf das Quadrate, und: "Fünfundzwanzig!", kündete der Croupier. "Rot, ungleich und passe (Anmerkung: zwischen 19 und 36)!" Ich hatte gewonnen! Ich streckte meine Hand auf mein verfielfachtes Häufchen aus, als ein Mann, von großer Statur, mit breiten zu weit hochgezogenen Schultern, auf dem ein kleiner Kopf mit einer Goldbrille auf einer platten Nase ruhte, mit fliehender Stirn, mit langen und glatten Haaren bis zu Nacken, zwischen blond und grau, genau wie der Kinn- und Backenbart, es ohne viel Federlesens einkassierte und mein Geld nahm. In meinem ärmlichen und schüchternen Französisch, wollte ich ihm zu erkennen geben, dass er sich geirrt hatte, natürlich unbewusst! Es war ein Deutscher und er sprach noch schlechter Französisch als ich, aber mit dem Mut eines Löwen: Er warf sich auf mich und behauptete, dass der Fehler bei mir liege, und dass das Geld ihm gehöre. Ich schaute um mich, verblüfft: Niemand sprach, nicht einmal mein Nachbar, der doch gesehen hatte, wie ich diese wenigen Groschen auf die 25 gesetzt hatte. Ich schaute nach dem Croupiers: Unbeweglich, unerschütterlich, wie eine Statue. "Ach so?", sagte ich zu mir, ruhig, sammelte ich mit der Hand die anderen Geldstücke, die ich vor mir auf den Tisch gesetzt hatte, ein und ging weg. "Das ist auch eine Methode im Roulette zu gewinnen", dachte ich, "die in meiner Broschüre nicht bedacht wird. Und wer weiß, ob das tatsächlich die einzige ist!" Doch das Glück, ich weiß nicht aufgrund welcher seiner geheimen Ziele, wollte mir ein feierliches und denkwürdige Dementi zukommen lassen.
Appressatomi a un altro tavoliere, dove si giocava forte, stetti prima un buon pezzo a
squadrar la gente che vi stava attorno: erano per la maggior parte signori in marsina; c'eran
parecchie signore; più d'una mi parve equivoca; la vista d'un certo ometto biondo
biondo, dagli occhi grossi, ceruli, venati di sangue e contornati da lunghe ciglia quasi bianche,
non m'affidò molto, in prima; era in marsina anche lui, ma si vedeva che non era solito
di portarla: volli vederlo alla prova: puntò forte: perdette; non si scompose: ripuntò anche
forte, al colpo seguente: via! non sarebbe andato appresso ai miei quattrinucci. Benché,
di prima colta, avessi avuto quella scottatura, mi vergognai del mio sospetto. C'era
tanta gente là che buttava a manate oro e argento, come fossero rena, senza alcun timore,
e dovevo temere io per la mia miseriola?
Notai, fra gli altri, un giovinetto, pallido come di cera, con un grosso monocolo all'occhio
sinistro il quale affettava un'aria di sonnolenta indifferenza; sedeva scompostamente; tirava
fuori dalla tasca dei calzoni i suoi luigi; li posava a casaccio su un numero qualunque e,
senza guardare, pinzandosi i peli dei baffetti nascenti aspettava che la boule cadesse;
domandava allora al suo vicino se aveva perduto.
Lo vidi perdere sempre.
Quel suo vicino era un signore magro, elegantissimo, su i quarant'anni; ma aveva il collo
troppo lungo e gracile, ed era quasi senza mento, con un pajo d'occhietti neri, vivaci, e bei
capelli corvini, abbondanti, rialzati sul capo. Godeva, evidentemente, nel risponder di sì al
giovinetto. Egli, qualche volta, vinceva.
Ich näherte mich einem anderen Tisch, wo das Spiel in vollem Gange war. Ich verweilte dort erst mal eine gute Weile um die Leute zu betrachten, die um den Tisch herumstanden. Die meisten von Ihnen waren Herren im Frack. Es gab viele Frauen. Mehr als eine von Ihnen machte einen zweifelhaften Eindruck auf mich. Der Blick eines strohblonden Mannes, mit großen, blauen, blutunterlaufenen Augen, die von langen Wimpern, fast weißen Wimpern umrahmt waren, flößte mir nur wenig Vertrauen ein, zuert. Auch er trug einen Frack, aber man sah, dass er es nicht gewohnt war, einen solchen zu tragen. Ich wollte ihn testen. Er spielte hoch. Verlor. Rührte sich nicht. Setzte wieder so hoch, beim nächsten Spiel. Weg! Er hätte sich wohl kaum um meine paar Groschen gekümmert. Obwohl ich beim ersten Mal eine so schlechte Erfahrung gemacht hatte, schämte ich mich nun für mein Mißtrauen. Es waren soviele Leute da, die Gold und Silber mit vollen Händen ausschütteten, als ob es Kieselsteine wäre, ohne jede Angst. Da sollte ich mir sorgen machen um mein Kleingeld? Ich bemerkte, unter den anderen, einen jungen Mann, blass wie Wachs, mit einem großen Monokel im linken Auge, welche seinem Aussehen so etwas wie eine schläfrige Indifferenz verlieh. Er saß gelassen auf seinem Stuhl und zog seine Louisidore nur so aus der Tasche. Er setzte zufällig auf irgendeine Zahl und, ohne zu schauen, sich die Haare seines entstehenden Backenbartes rupfend, wartete er darauf, dass die Kugel fiel. Dann fragte er seinen Nachbarn, ob er verloren habe. Ich sah, dass er immer verlor. Sein Nachbar war ein magerer Herr, sehr elegant, über vierzig. Aber er hatte einen zu langen und zierlichen Hals und so gut wie kein Kinn, schwarze, lebendige Augen und schöne, rabenschwarze, üppige, hochgebürstete Haare. Er genoss es offensichtlich dem jungen Mann mit einem ja zu antworten. Er selbst gewann manchmal.
Mi posi accanto a un grosso signore, dalla carnagione così bruna, che le occhiaje e le palpebre
gli apparivano come affumicate; aveva i capelli grigi, ferruginei, e il pizzo ancor quasi
tutto nero e ricciuto; spirava forza e salute; eppure, come se la corsa della pallottola d'avorio
gli promovesse l'asma, egli si metteva ogni volta ad arrangolare, forte, irresistibilmente.
La gente si voltava a guardarlo; ma raramente egli se n'accorgeva: smetteva allora per
un istante, si guardava attorno, con un sorriso nervoso, e tornava ad arrangolare, non potendo
farne a meno, finché la boule non cadeva sul quadrante.
A poco a poco, guardando, la febbre del giuoco prese anche me. I primi colpi mi andarono
male. Poi cominciai a sentirmi come in uno stato d'ebbrezza estrosa curiosissima: agivo
quasi automaticamente, per improvvise, incoscienti ispirazioni; puntavo, ogni volta, dopo
gli altri, all'ultimo, là! e subito acquistavo la coscienza, la certezza che avrei vinto; e vincevo.
Puntavo dapprima poco; poi, man mano, di più, di più, senza contare. Quella specie di
lucida ebbrezza cresceva intanto in me, né s'intorbidava per qualche colpo fallito, perché
mi pareva d'averlo quasi preveduto; anzi, qualche volta, dicevo tra me: « Ecco, questo lo
perderò; debbo perderlo ». Ero come elettrizzato. A un certo punto, ebbi l'ispirazione di arrischiar
tutto, là e addio; e vinsi. Gli orecchi mi ronzavano; ero tutto in sudore, e gelato. Mi
parve che uno dei croupiers come sorpreso di quella mia tenace fortuna, mi osservasse.
Ich stellte mich neben einen großen Herrn, dessen Hautfarbe so dunkel war, dass die Augenhöhlen und Lider bei ihm wie geräuchert aussahen. Er hatte graues Haar und der Schnurrbart war fast noch vollkommen Schwarz und gekräuselt. Er strahle Kraft und Gesundheit aus. Und doch, als ob der Lauf der kleinen Elfenbeinkugel bei ihm Asthma auslösen würde, fing er jedesmal an zu keuchen, laut, unausweichlich. Die Leute drehten sich nach ihm um um ihn zu betrachten, doch das bemerkte er nur selten. Er hörte dann für einen Moment auf, schaute mit einem nervösen Lächeln um sich und fing wieder an zu keuchen, da er es nicht lassen konnte, bis die Kugel nicht in einen Quadranten gesprungen war. Langsam, während ich zuschaute, ergriff das Spielfieber auch mich. Die ersten Durchläufe liefen schlecht für mich. Dann fühlte ich mich wie in einem merkwürdigen Zustand der Trunkenheit. Ich handelte fast automatisch, geleitet von plötzlichen, unbewussten Einfällen. Ich setzte immer nach den anderen, als letzter und bald kam es mir zu Bewußtsein, dass ich gewonnen hatte und immer weiter gewann. Zuerst setzte ich nur wenig. Dann allmählich immer mehr, ohne zu zählen. Die spezielle Art der hellsichtigen Trunkenheit wuchs in mir an, trübte sich ein bisschen, wenn ein Runde verloren ging, weil es mir dann schien, als hätte ich das vorausgesehen. So sagte ich mir manchmal: "so, diese werde ich verlieren". Ich war wie elektrisiert. Einmal hatte ich die Inspiration alles zu riskieren, setzen und verlieren. Aber ich gewann. Die Ohren brummten mir, ich war Schweiß gebadet und eiskalt. Es schien mir, als ob einer der Croupier, wie überrascht von meinem beständigen Glück, mich beobachten würde.
Nell'esagitazione in cui mi trovavo, sentii nello sguardo di quell'uomo come una sfida, e arrischiai
tutto di nuovo, quel che avevo di mio e quel che avevo vinto, senza pensarci due
volte: la mano mi andò su lo stesso numero di prima, il 35; fui per ritrarla; ma no, lì, lì di
nuovo, come se qualcuno me l'avesse comandato.
Chiusi gli occhi, dovevo essere pallidissimo. Si fece un gran silenzio, e mi parve che si facesse
per me solo, come se tutti fossero sospesi nell'ansia mia terribile. La boule girò, girò
un'eternità, con una lentezza che esasperava di punto in punto l'insostenibile tortura. Alfine
cadde.
M'aspettavo che il croupier, con la solita voce (mi parve lontanissima), dovesse annunziare:
- Trentecinq, noir, impair et passe!
Presi il denaro e dovetti allontanarmi, come un ubriaco. Caddi a sedere sul divano, sfinito;
appoggiai il capo alla spalliera, per un bisogno improvviso, irresistibile, di dormire, di ristorarmi
con un po' di sonno. E già quasi vi cedevo, quando mi sentii addosso un peso, un
peso materiale, che subito mi fece riscuotere. Quanto avevo vinto? Aprii gli occhi, ma dovetti
richiuderli immediatamente: mi girava la testa. Il caldo, là dentro, era soffocante. Come!
Era già sera? Avevo intraveduto i lumi accesi. E quanto tempo avevo dunque giocato?
Mi alzai pian piano; uscii.
Fuori, nell'atrio, era ancora giorno. La freschezza dell'aria mi rinfrancò.
Parecchia gente passeggiava lì: alcuni meditabondi, solitarii; altri, a due, a tre, chiacchierando
e fumando.
In der Erregung, in der ich mich befand, fühlte ich in dem Blick dieses Mannes eine Herausforderung und riskierte wieder alles, alles was ich schon hatte und alles, was ich dazugewonnen hatte, ohne zweimal darüber nachzudenken. Die Hand ging automatisch auf dieselbe Zahl wie vorher, die 35. Ich war im Begriff, sie wieder zurück zu ziehen. Aber nein, da wieder hin, also ob es mir jemand befohlen hätte. Ich schloss die Augen, ich musste sehr bleich gewesen sein. Es wurde still und ich hatte den Eindruck, dass es nur wegen mir so still wurde, also ob alle von meiner schrecklichen Angst in Bann gehalten würden. Die Kugel kreiste, kreiste, mit einer Langsamkeit, die die unerträglich Qual immer weiter steigerte. Dann fiel sie. Ich wartete darauf, dass der Croupier mit seiner gewohnten Stimme (sie schien mir sehr weit weg) ankündigen würde. "Fünfunddreißig, schwarz, ungerade und passe!" Ich nahm das Geld und musste mich entfernen, wie ein Betrunkener. Ich ließ mich auf ein Sofa fallen, erledigt: Ich lehnte den Kopf gegen die Lehne, plötzlich von einem unbändigen Wunsch zu schlafen ergriffen, nach Erholung durch ein bisschen Schlaf. Und fast hätte ich dem schon nachgegeben, als ich ein Gewicht auf mir spürte, das Gewicht eines Körpers, dass mich aufspringen ließ. Wieviel hatte ich gewonnen? Ich öffnete die Augen, doch musste sie sogleich wieder schließen. Der Kopf drehte sich mir. Die Hitze war dort erstickend. Wie! Es war schon Abend? Ich hatte schwach die entzündeten Lichter gesehen. Wie lange hatte ich also gespielt? Ich erhob mich ganz langsam. Ging hinaus. Draußen, im Atrium, war es noch Tag. Die frische Luft munterte mich auf. Viele Leute gingen da vorbei. Manche in Gedanken versunken, einsam. Andere, zu zweit, zu dritt, schwatzend und rauchend.
Io osservavo tutti. Nuovo del luogo, ancora impacciato, avrei voluto parere anch'io almeno
un poco come di casa: e studiavo quelli che mi parevano più disinvolti; se non che, quando
meno me l'aspettavo, qualcuno di questi, ecco, impallidiva, fissava gli occhi, ammutoliva,
poi buttava via la sigaretta, e, tra le risa dei compagni, scappava via; rientrava nella sala
da giuoco. Perché ridevano i compagni? Sorridevo anch'io, istintivamente, guardando
come uno scemo.
- A toi, mon chéri! - sentii dirmi, piano, da una voce femminile, un po' rauca.
Mi voltai; e vidi una di quelle donne che già sedevano con me attorno al tavoliere, porgermi,
sorridendo, una rosa. Un'altra ne teneva per sé: le aveva comperate or ora al banco di
fiori, là, nel vestibolo.
Avevo dunque l'aria così goffa e da allocco?
M'assalì una stizza violenta; rifiutai, senza ringraziare, e feci per scostarmi da lei; ma ella
mi prese, ridendo, per un braccio, e - affettando con me, innanzi a gli altri, un tratto confidenziale
- mi parlò piano, affrettatamente. Mi parve di comprendere che mi proponesse di
giocare con lei, avendo assistito poc'anzi ai miei colpi fortunati: ella, secondo le mie indicazioni,
avrebbe puntato per me e per lei.
Mi scrollai tutto: sdegnosamente, e la piantai lì in asso.
Poco dopo, rientrando nella sala da giuoco, la vidi che conversava con un signore bassotto,
bruno, barbuto, con gli occhi un po' loschi, spagnuolo all'aspetto. Gli aveva dato la rosa
poc'anzi offerta a me. A una certa mossa d'entrambi, m'accorsi che parlavano di me; e mi
misi in guardia.
Entrai in un'altra sala; m'accostai al primo tavoliere, ma senza intenzione di giocare; ed
ecco, ivi a poco, quel signore, senza più la donna, accostarsi anche lui al tavoliere, ma facendo
le viste di non accorgersi di me.
Mi posi allora a guardarlo risolutamente, per fargli intendere che m'ero bene accorto di tutto,
e che con me, dunque, l'avrebbe sbagliata.
Ma non aveva affatto l'apparenza d'un mariuolo, costui. Lo vidi giocare, e forte: perdette
tre colpi consecutivi: batteva ripetutamente le pàlpebre, forse per lo sforzo che gli costava
la volontà di nascondere il turbamento. Al terzo colpo fallito, mi guardò e sorrise.
Lo lasciai lì, e ritornai nell'altra sala, al tavoliere dove dianzi avevo vinto.
I croupiers s'erano dati il cambio. La donna era lì al posto di prima. Mi tenni addietro, per
non farmi scorgere, e vidi ch'ella giocava modestamente, e non tutte le partite. Mi feci innanzi;
ella mi scorse: stava per giocare e si trattenne, aspettando evidentemente che giocassi
io, per puntare dov'io puntavo. Ma aspettò invano.
Ich beobachtete alle. Noch ganz neu an diesem Ort, wollte ich auch zumindest ein bisschen wie dazugehörig erscheinen. Ich studierte die, die mir die sorglosesten schienen. Doch als ich am allerwenigsten damit rechnete, richtete einer von jenen, blass, die Augen auf mich, stierte vor sich hin, warf dann die Zigarette weg und machte sich, begleitet von dem Gelächer deiner Kumpane, davon. Er betrat wieder den Spielsaal. Warum lachten seine Kumpane? Auch ich lächelte, instinktiv, vor mich hin starrend, also ob ich blöd wäre. "Für dich mein Schatz!", hörte ich hinter mir sagen, langsam, von einer etwas rauhen Frauenstimme. Ich drehte mich um und ich sah eine jener Frauen, die schon um den Spieltisch herum saßen, mir eine Rose reichte, lächelnd. Eine andere behielt sie für sich. Sie hatte sie gerade eben gekauft am Blumenstand im Vestibül. Machte ich vielleicht einen derartig tollpatschigen und damlichen Eindruck? Ein heftiger Zorn überkam mich. Ich lehnte, ohne zu danken, ab und entfernte mich von ihr. Doch sie fasste mich lächelnd unterm Arm. Tat vor allen anderen Leuten so, als ob wir in einer innigen Verbindung stünden. Sie sprach leise zu mir, hastig. Ich glaubte zu verstehen, dass sie mir vorschlug, mit ihr zu spielen, nachdem sie vorher meinem vom Glück begünstigten Spiel zugeschaut hatte. Sie hätte, nach meinen Anweisungen, für mich und sie gesetzt. Ich schüttelte mich und ließ sie stehen. Wenig später, als ich den Spielsalon wieder betrat, sah ich sie mit einem kleinen Herrn sprechen, braun, bärtig, mit etwas schielenden Augen, von spanischem Aussehen. Sie gab ihm die Rose, die sie vorher mir angeboten hatte. An der Art wie sich beide bewegten, merkte ich, dass sie über mich sprachen und wurde wachsam. Ich ging in einen anderen Saal, näherte mich dem ersten Tisch, doch ohne die Absicht zu spielen. Schon nach kurzer Zeit kam dieser Herr ohne die Frau zu mir, tat jedoch so, als ob er mich nicht sähe. Ich warf ihm einen entschlossenen Blick zu, um ihm zu verstehen zu geben, dass ich alles bemerkt hatte, und dass er sich, was mich anging, geirrt hatte. Tatsächlich sah er aber nicht aus wie ein Gauner. Ich sah, wie er spielte, mit hohem Einsatz. Und er verlor in drei aufeinanderfolgenden Runden. Er zuckte immer wieder mit den Lidern, vielleicht bedingt durch die Anstrengung, die ihm der Wunsch abverlangte, seine Erregung zu verbergen. Beim dritten verlorenen Spiel schaute er mich an und lächelte. Ich ließ ihn da zurück und ging in den anderen Saal, an den Tisch, wo ich zuvor gewonnen hatte. Die Croupiers hatten sich abgewechselt. Die Frau war immer noch da, an derselben Stelle. Ich hielt mich zurück, um unentdeckt zu bleiben und sah, dass sie mit bescheidenem Einsatz und auch nicht in jeder Runde spielte. Ich trat vor, sie bemerkte mich. Sie war im Begriff zu setzen und hielt sich zurück, offensichtlich darauf wartend, dass ich spiele um da zu setzen, wo ich setzte. Doch sie wartete vergeblich.
Quando il croupier disse: - Le jeu
est fait! Rien ne va plus! - la guardai, ed ella alzò un dito per minacciarmi scherzosamente.
Per parecchi giri non giocai; poi, eccitatomi di nuovo alla vista degli altri giocatori, e sentendo
che si raccendeva in me l'estro di prima, non badai più a lei e mi rimisi a giocare.
Per qual misterioso suggerimento seguivo così infallibilmente la variabilità imprevedibile
nei numeri e nei colori? Era solo prodigiosa divinazione nell'incoscienza, la mia? E come si
spiegano allora certe ostinazioni pazze, addirittura pazze, il cui ricordo mi desta i brividi
ancora, considerando ch'io cimentavo tutto, tutto, la vita fors'anche, in quei colpi ch'eran
vere e proprie sfide alla sorte? No, no: io ebbi proprio il sentimento di una forza quasi diabolica
in me, in quei momenti, per cui domavo, affascinavo la fortuna, legavo al mio il suo
capriccio. E non era soltanto in me questa convinzione; s'era anche propagata negli altri,
rapidamente; e ormai quasi tutti seguivano il mio giuoco rischiosissimo. Non so per quante
volte passò il rosso, su cui mi ostinavo a puntare: puntavo su lo zero, e sortiva lo zero. Finanche
quel giovinetto, che tirava i luigi dalla tasca dei calzoni, s'era scosso e infervorato;
quel grosso signore bruno arrangolava più che mai. L'agitazione cresceva di momento in
momento attorno al tavoliere; eran fremiti d'impazienza, scatti di brevi gesti nervosi, un furor
contenuto a stento, angoscioso e terribile. Gli stessi croupiers avevano perduto la loro
rigida impassibilità.
A un tratto, di fronte a una puntata formidabile, ebbi come una vertigine. Sentii gravarmi
addosso una responsabilità tremenda. Ero poco men che digiuno dalla mattina, e vibravo
tutto, tremavo dalla lunga violenta emozione. Non potei più resistervi e, dopo quel colpo,
mi ritrassi, vacillante. Sentii afferrarmi per un braccio. Concitatissimo, con gli occhi che gli
schizzavano fiamme, quello spagnoletto barbuto e atticciato voleva a ogni costo trattenermi
- Ecco: erano le undici e un quarto; i croupiers invitavano ai tre ultimi colpi: avremmo
fatto saltare la banca!
Mi parlava in un italiano bastardo, comicissimo; poiché io, che non connettevo già più, mi
ostinavo a rispondergli nella mia lingua:
- No, no, basta! non ne posso più. Mi lasci andare, caro signore.
Mi lasciò andare; ma mi venne appresso. Salì con me nel treno di ritorno a Nizza, e volle
assolutamente che cenassi con lui e prendessi poi alloggio nel suo stesso albergo.
Als der Croupier sagte "Das Spiel ist gespielt! Nichts geht mehr", betrachtete ich sie und sie erhob einen Finger um mich scherzend zu warnen. Einige Runden spielte ich nicht. Dann, vom Spiel der anderen Spieler wieder angeregt und mir bewusst werden, dass sich die vorherige Erregung in mir neu entzündete, dachte ich nicht mehr an sie und fing wieder an zu setzen. Durch welche mysteriöse Eingebung folgte ich so unfehlbar dem unvorhersehbaren Wechsel der Nummern und Farben? War es nur eine wunderbare Eingebung meines Unbewussten? Und wie kann man dann dieses verrückte Beharren, dieses geradezu verrückte Beharren erklären, bei deren Erinnerung noch heute ein Schauer in mir erwacht, wenn man bedenkt, dass ich alles riskierte, alles, vielleicht sogar das Leben, in diesen Runden die wahr waren und mit denen ich das Leben herausforderte? Nein, nein. Ich hatte in diesen Momenten fast das Gefühl, über eine diabolische Kraft zu verfügen, durch die ich, das Glück beherrschte, es an mich zog. Ich band meine Laune an ihre. Und nicht nur ich war hiervon überzeugt. Diese Überzeugung hatte sich auch schnell auf die anderen übertragen und alle folgten sie nun meinem riskanten Spiel.Ich weiß nicht, wie oft es immer wieder rot traf, auf das ich beharrlich immer wieder setzte. Ich setzte auf die Null und das Los traf die Null. Sogar der junge Mann, der die Louisidor aus den Taschen seiner Hose zog, war erregt und hingerissen. Der dicke, braune Herr keuchte wie noch nie. Die Erregung um den Tisch wuchs mit jedem Durchgang. Sie zitterten vor Ungeduld, unterbrochen von kurzen, nervösen Gesten, eine kaum beherrschte Erregung, ängstlich und schrecklich. Selbst die Croupiers hatten ihre strenge Gleichgültigkeit verloren. Plötzlich, vor einem außergewöhnlichen Einsatz, wurde mir schwindelig. Ich fühlte, wie eine enorme Verantwortung auf mir lastete. Ich hatte seit dem Morgen nichts mehr gegessen, zitterte am ganzen Leib. Ich konnte es nicht mehr aushalten und nach dieser Runde zog ich mich schwankend zurück. Ich fühlte, wie man meinen Arm packte. In höchster Erregung, mit Augen, die Flammen sprühten, wollte jener bärtige und untersetzte Spanier um jeden Preis zurückhalten. "Es war viertel nach elf. Die Croupier luden zu den drei letzten Runden ein. Wir hätten die Bank sprengen können!" Er sprach ein Kauderwelsch Italienisch, von hoher Komik, weil ich, der ich auch schon etwas durcheinander war, ihm beharrlich in meiner Sprache antwortete. "Nein, nein, es reicht! Ich kann nicht mehr. Lasst mich in Ruhe, werter Herr." Er ließ mich gehen, kam aber hinter mir her. Er stieg mit mir in den Zug nach Nizza und wollte unbedingt, dass ich mit ihm zu Abend esse und in der gleichen Herberge wie er übernachte.
Non mi dispiacque molto dapprima l'ammirazione quasi timorosa che quell'uomo pareva
felicissimo di tributarmi, come a un taumaturgo. La vanità umana non ricusa talvolta di farsi
piedistallo anche di certa stima che offende e l'incenso acre e pestifero di certi indegni e
meschini turiboli. Ero come un generale che avesse vinto un'asprissima e disperata battaglia,
ma per caso, senza saper come. Già cominciavo a sentirlo, a rientrare in me, e man
mano cresceva il fastidio che mi recava la compagnia di quell'uomo.
Tuttavia, per quanto facessi, appena sceso a Nizza, non mi riuscì di liberarmene: dovetti
andar con lui a cena. E allora egli mi confessò che me l'aveva mandata lui, là, nell'atrio del
casino, quella donnetta allegra, alla quale da tre giorni egli appiccicava le ali per farla volare,
almeno terra terra; ali di biglietti di banca; dava cioè qualche centinajo di lire per farle
tentar la sorte. La donnetta aveva dovuto vincer bene, quella sera, seguendo il mio giuoco,
giacché, all'uscita, non s'era più fatta vedere.
- Che podo far? La póvara avrà trovato de meglio. Sono viechio, ió. E agradecio Dio, ántes,
che me la son levada de sobre!
Mi disse che era a Nizza da una settimana e che ogni mattina s'era recato a Montecarlo,
dove aveva avuto sempre, fino a quella sera, una disdetta incredibile. Voleva sapere com'io
facessi a vincere. Dovevo certo aver capito il giuoco o possedere qualche regola infallibile.
Mi misi a ridere e gli risposi che fino alla mattina di quello stesso giorno non avevo visto
neppure dipinta una roulette, e che non solo non sapevo affatto come ci si giocasse, ma
non sospettavo nemmen lontanamente che avrei giocato e vinto a quel modo. Ne ero
stordito e abbagliato più di lui.
Non si convinse. Tanto vero che, girando abilmente il discorso (credeva senza dubbio d'aver
da fare con una birba matricolata) e parlando con meravigliosa disinvoltura in quella
sua lingua mezzo spagnuola e mezzo Dio sa che cosa, venne a farmi la stessa proposta a
cui aveva tentato di tirarmi, nella mattinata, col gancio di quella donnetta allegra.
- Ma no, scusi! - esclamai io, cercando tuttavia d'attenuare con un sorriso il risentimento. -
Può ella sul serio ostinarsi a credere che per quel giuoco là ci possano esser regole o si
possa aver qualche segreto?
Zu Beginn mißfiel mir die fast ängstliche Bewunderung, die mir entgegenzubringen das Glück dieses Mannes zu sein schien, als ob ich ein Wundertäter wäre. Die menschliche Eitelkeit lehnt hat manchmal nicht dagegen, auf einen Sockel gestellt zu werden, auch wenn es sich eigentlich um eine erniedrigende Bewunderung von Unwürdigen handelt und der saure und stinkende Weihrauch den widerlisten Weihrauchfässern entsteigt. Ich war wie ein General, der eine harte und verzweifelfte Schlacht gewonnen hatte, ohne zu wissen wie. Mehr und mehr wurde mir das bewusst als ich zu mir kam und allmählich wurde die Abscheu, die ich durch die Gesellschaft dieses Mannes empfand immer deutlicher. Was auch immer ich auch tat, nachdem wir in Nizza ausgestiegen waren, ich schaffte es nicht, mich von ihm zu befreien. Ich musste mit ihm zu Abend essen. Er erfahrte mir dann, dass er sie zu mir geschickt hatte, dort, in das Atrium des Spielkasinos, diese lustige Frau, der er seit drei Tagen Flügel anklebte, damit sie fliege, zumindest ein kurzes Stück. Flügel aus Banknoten. Er gab ihr also ein paar Hundert Lire, um ihr Glück zu versuchen. An jenem Abend hatte sie wohl anständig verdient, indem sie meinem Spiel folgte, da sie sich am Ausgang nicht mehr hatte blicken lassen. "Was kann ich tun? Die Arme wird wohl was besseres gefunden haben. Ich bin alt. Und, Gott sei Dank, bin ich sie nun los!" Er sagte mir, dass er seit einer Woche in Nizza sei, und dass er sich jeden Morgen nach Monte Carlo begeben habe, wo er immer, bis auf jenen Abend, unglaubliches Pech hatte. Er wollte wissen, wie ich es fertig bringe, zu gewinnen. Ich musste das Spiel wohl irgendwie begriffen haben oder irgendeine unfehlbare Regel besitzen. Ich fing an zu lachen und antwortete ihm, dass ich bis zu diesem selben Tag ein Roulette nicht mal gemalt gesehen hatte, und nicht mal wusste, wie man das überhaupt spielt, und dass ich nicht mal im Traum daran gedacht hätte, dass ich spielen und gewinnen würde. Ich wäre noch verblüffter und erstaunt als er selbst. Er war nicht überzeugt. Er versuchte dem Gespräch eine andere Wendung zu geben (er glaubte wohl ohne Zweifel, dass er es mit einem ganz raffinierten Spitzbuben zu tun zu haben) und mit erstaunlicher Offenheit machte er mir in dieser seiner merkwürdigen Sprache, halb Spanisch und halb Gott weiß was, denselben Vorschlag, den er mir schon am Morgen, wo er als Köder diese lustige Frau einsetzte, gemacht hatte. "Auf keinen Fall, entschuldigen Sie!", rief ich aus, wobei ich in diesem Moment noch versuchte mit einem Lächeln meine Ablehnung zu mildern. Konnte er tatsächlich ernsthaft beharrlich daran glauben, dass es für dieses Spiel Regeln geben könne, oder dass irgendein Geheimnis dabei sei?
Ci vuol fortuna! ne ho avuta oggi; potrò non averne domani,
o potrò anche averla di nuovo; spero di sì!
- Ma porqué lei, - mi domandò, - non ha voluto occi aproveciarse de la sua forturna?
- Io, aprove...
- Si, come puedo decir? avantaciarse, voilà!
- Ma secondo i miei mezzi, caro signore!
- Bien! - disse lui. - Podo ió por lei. Lei, la fortuna, ió metaró el dinero.
- E allora forse perderemo! - conclusi io, sorridendo. - No, no... Guardi! Se lei mi crede
davvero così fortunato, - sarò tale al giuoco; in tutto il resto, no di certo - facciamo così:
senza patti fra noi e senza alcuna responsabilità da parte mia, che non voglio averne, lei
punti il suo molto dov'io il mio poco, come ha fatto oggi; e, se andrà bene...
Non mi lasciò finire: scoppiò in una risata strana, che voleva parer maliziosa, e disse:
- Eh no, segnore mio! no! Occi, sì, l'ho fatto: no lo fado domani seguramente! Si lei punta
forte con migo, bien! si no, no lo fado seguramente! Gracie tante!
Lo guardai, sforzandomi di comprendere che cosa volesse dire: c'era senza dubbio in quel
suo riso e in quelle sue parole un sospetto ingiurioso per me. Mi turbai, e gli domandai una
spiegazione.
Smise di ridere; ma gli rimase sul volto come l'impronta svanente di quel riso.
- Digo che no, che no lo fado, - ripeté. - No digo altro!
Man braucht Glück! Und das hatte ich heute. Morgen hatte ich vielleicht keines mehr. Oder vielleicht eben doch. Ich hoffe ja! "Aber warum wollten Sie nicht heute", fragte er mich, "von ihrem Glück haben?" "Ich habe...." (Anmerkung: Der Spanier spricht fehlerhaftes Italienisch. Es wurde in der Übersetzung davon abgesehen, diesen speziellen Stil zu übertragen) "Nun, wie soll ich sagen? Vorteil ziehen, das ist es!" "Hab ich doch, nach Maßgabe meiner Mittel, werter Herr!" "Gut!", sagte er. "Ich kann machen für sie. Sie, das Glück, ich legen werde Geld." "Und dann verlieren wir vielleicht!" schloss ich, lachend. "Nein, nein, warten Sie! Wenn er mich wirklich für so einen Glückspilz hält, beim Spiel bin ich es vielleicht, aber sonst sicherlich nicht, dann würde ich das Spiel mitmachen. Machen wir es so: Sie setzen ihr vieles, so wie sie es heute getan haben, wo ich mein weniges setze, ohne jede Absprache und ohne jeden Verpflichtung, die ich nicht auf mich nehmen will. Und wenn es gut geht..." Er ließ mich nicht ausreden! Nein! Eute, habe gemacht. Morgen werden ich tun sicherlich nicht! Wenn sie setzen auch viel mit mir, gut, wenn nicht, ich werde sicher nicht machen! Vielen Dank!" Ich betrachtete ihn, strengte mich an zu verstehen, was er sagen wollte. Sein lachen beinhaltete eine Unterstellung, die für mich eine Beleidigung war. Ich war verwirrt und bat ihn um eine Erklärung. Er hörte auf zu lachen, doch auf seinem Gesicht sah man noch den verlöschenden Ausdruck des Lachens. "Ich sagen nicht machen, dass ich nicht machen", wiederholte er. "Ich nicht sagen anderes!"
Battei forte una mano su la tavola e, con voce alterata, incalzai:
- Nient'affatto! Bisogna invece che dica, spieghi che cosa ha inteso di significare con le
sue parole e col suo riso imbecille! Io non comprendo!
Lo vidi, man mano che parlavo, impallidire e quasi rimpiccolirsi; evidentemente stava per
chiedermi scusa. Mi alzai, sdegnato, dando una spallata.
- Bah! Io disprezzo lei e il suo sospetto, che non arrivo neanche a immaginare!
Pagai il mio conto e uscii.
Ho conosciuto un uomo venerando e degno anche, per le singolarissime doti dell'intelligenza,
d'essere grandemente ammirato: non lo era, né poco né molto, per un pajo di calzoncini,
io credo, chiari, a quadretti, troppo aderenti alle gambe misere, ch'egli si ostinava
a portare. Gli abiti che indossiamo, il loro taglio, il loro colore, possono far pensare di noi le
più strane cose.
Ich sah, wie er allmählich während des Sprechens blasser wurde und fast kleiner wurde. Offensichtlich war er dabei, um Entschuldigung zu bitten. Ich erhob mich, entrüstet, ihm die kalte Schulter zeigend." "Bah! Ich verachte sie und ihre Unterstellung, die ich mir nicht mal vorstellen kann!" Ich zahlte meine Rechnung und ging. Ich kannte einen Mann, der aufgrund seiner besonderen geistigen Fähigkeiten würdig gewesen wäre, verehrt zu werden. Er wurde es, aufgrund eines Paars Hosen, ich glaube sie waren hell, mit einem Karomuster und lagen zu eng an seinen jämmerlichen Beine, die er beharrlich trug, nicht. Die Kleider, die wir tragen, ihr Schnitt, ihre Farbe, können den merkwürdigsten Eindruck von uns hinterlassen.
Ma io sentivo ora un dispetto tanto maggiore, in quanto mi pareva di non esser vestito male.
Non ero in marsina, è vero, ma avevo un abito nero, da lutto, decentissimo. E poi, se -
vestito di questi stessi panni - quel tedescaccio in prima aveva potuto prendermi per un
babbeo, tanto che s'era arraffato come niente il mio denaro; come mai adesso costui mi
prendeva per un mariuolo?
« Sarà forse per questo barbone, » pensavo, andando, « o per questi capelli troppo corti...
»
Cercavo intanto un albergo qualunque, per chiudermi a vedere quanto avevo vinto. Mi pareva
d'esser pieno di denari: ne avevo un po' da per tutto, nelle tasche della giacca e dei
calzoni e in quelle del panciotto; oro, argento, biglietti di banca; dovevano esser molti, molti!
Sentii sonare le due. Le vie erano deserte. Passò una vettura vuota; vi montai.
Con niente avevo fatto circa undicimila lire! Non ne vedevo da un pezzo, e mi parvero in
prima una gran somma. Ma poi, pensando alla mia vita d'un tempo, provai un grande avvilimento
per me stesso. Eh che! Due anni di biblioteca, col contorno di tutte le altre sciagure,
m'avevan dunque immiserito a tal segno il cuore?
Doch ich war umso mehr erbittert, als es mir schien, dass ich so schlecht gar nicht angezogen war. Ich trug keinen Frack, das stimmt, doch ich trug einen schwarzen Anzug, wegen der Trauer, sehr dezent. Wenn nun aber jener verfluchte Deutsche mich für einen Tölpel gehalten hatte, so dass er mir ohne mit der Wimper zu zucken mein Geld wegschnappte, wie konnte dieser mich dann für einen Gauner halten? "Vielleicht ist es wegen dem Bart", dachte ich, während ich ging, "oder wegen der zu kurzen Haare..." Ich suchte unterdessen irgendeine Herberge, wo ich mich einschließen und schauen konnte, wieviel Geld ich gewonnen hatte. Ich schien mir, als sie ich voller Geld. Ich hatte überall ein bisschen davon, in den Taschen der Jacke und den Hosen. Gold, Silber, Banknoten. Es mussten viele sein, viele! Ich hörte es zwei Uhr läuten. Die Straßen waren leer. Eine leere Droschke fuhr vorüber. Ich stieg ein. Aus nichts hatte ich fast elftausend Lira gemacht! Es war lange her, dass ich soviel Geld auf einem Haufen gesehen hatte und es erschien mir eine große Summe. Doch dann, als ich an mein früheres Leben dachte, fühlte ich mich beschämt. Hatten die zwei Jahre in der Bibliothek und die anderen Unglücksfälle mein Herz so verarmen lassen?
Presi a mordermi col mio nuovo veleno, guardando il denaro lì sul letto:
« Va', uomo virtuoso, mansueto bibliotecario, va', ritorna a casa a placare con questo tesoro
la vedova Pescatore. Ella crederà che tu l'abbia rubato e acquisterà subito per te una
grandissima stima. O va' piuttosto in America, come avevi prima deliberato, se questo non
ti par premio degno alla tua grossa fatica. Ora potresti, così munito. Undicimila lire! Che
ricchezza! »
Raccolsi il denaro; lo buttai nel cassetto del comodino, e mi coricai. Ma non potei prender
sonno. Che dovevo fare, insomma? Ritornare a Montecarlo, a restituir quella vincita straordinaria?
o contentarmi di essa e godermela modestamente? ma come? avevo forse più
animo e modo di godere, con quella famiglia che mi ero formata? Avrei vestito un po' meno
poveramente mia moglie, che non solo non si curava più di piacermi, ma pareva facesse
anzi di tutto per riuscirmi incresciosa, rimanendo spettinata tutto il giorno, senza busto,
in ciabatte, e con le vesti che le cascavano da tutte le parti. Riteneva forse che, per un marito
come me, non valesse più la pena di farsi bella? Del resto, dopo il grave rischio corso
nel parto, non s'era più ben rimessa in salute. Quanto all'animo, di giorno in giorno s'era
fatta più aspra, non solo contro me, ma contro tutti. E questo rancore e la mancanza d'un
affetto vivo e vero s'eran messi come a nutrire in lei un'accidiosa pigrizia.
Ich fing an, während ich das Geld auf dem Bett betrachtete, mich mit meinem neuen Gift zu beißen. "Geh, du tugendhafter Mann, zahmer Bibliothekar, geh, geh zurück nach Hause um mit diesem Schatz die Witwe Pescatore zu besänftigen. Sie wird glauben, du habest es gestohlen und wird sofort eine große Bewunderung für dich empfinden. Oder geh nach Amerika, wie du es zuerst geplant hattest, wenn dies dir nicht Lohn genug erscheint für all dein Leiden. Jetzt könntest du es, ausgestattet mit soviel Geld. Elftausen lire! Welch ein Reichtum!" Ich sammelte das Geld ein, warf es in die Schublade der Kommode und legte mich hin, konnte jedoch nicht einschlafen. Was sollte ich tun? Nach Monte Carlo zurückkehren und diesen ungewöhnlichen Gewinn vermehren? Oder mich damit zufrieden geben und ihn bescheiden zu genießen? Aber wie? Hatte ich vielleicht mit jener Familie, die ich mir erschaffen hatte mehr Möglichkeiten zu genießen? Aber wie? Ich hätte meine Frau etwas weniger ärmlich angezogen, die sich nicht nur nicht mehr darum kümmerte, ob ich ihr gefalle oder nicht, sondern die sogar alles tat, damit sie mir widerwärtig erscheine, indem sie sich nie kämmte, ohne Mieder, in Pantoffeln und in zerrissenen Kleidern. Glaubte sie etwa, dass es nicht der Mühe wert sei, sich für einen Mann wie mich herzurichten? Im übrigen hatte sie sich nach der Gefahr, die durch die Geburt entstanden war, nie mehr richtig erholt. Was ihren Gemütszustand anging, so war sie von Tag zu Tag unwirscher geworden, nicht nur gegen mich, sondern gegen alle. Und dieser Groll und der Mangel an lebendiger und wahrer Zuneigung hatte sie auch zu einer andauernden Faulheit entwickelt.
Non s'era neppure
affezionata alla bambina, la cui nascita insieme con quell'altra, morta di pochi giorni, era
stata per lei una sconfitta di fronte al bel figlio maschio d'Oliva, nato circa un mese dopo,
florido e senza stento, dopo una gravidanza felice. Tutti quei disgusti poi e quegli attriti che
sorgono, quando il bisogno, come un gattaccio ispido e nero s'accovaccia su la cenere
d'un focolare spento, avevano reso ormai odiosa a entrambi la convivenza. Con undicimila
lire avrei potuto rimetter la pace in casa e far rinascere l'amore già iniquamente ucciso in
sul nascere dalla vedova Pescatore? Follie! E dunque? Partire per l'America? Ma perché
sarei andato a cercar tanto lontano la Fortuna, quand'essa pareva proprio che avesse voluto
fermarmi qua, a Nizza, senza ch'io ci pensassi, davanti a quella bottega d'attrezzi di
giuoco? Ora bisognava ch'io mi mostrassi degno di lei, dei suoi favori, se veramente, come
sembrava, essa voleva accordarmeli. Via, via! O tutto o niente. In fin de' conti, sarei ritornato
come ero prima. Che cosa erano mai undicimila lire?
Così il giorno dopo tornai a Montecarlo. Ci tornai per dodici giorni di fila. Non ebbi più né
modo né tempo di stupirmi allora del favore, più favoloso che straordinario, della fortuna:
ero fuori di me, matto addirittura; non ne provo stupore neanche adesso, sapendo pur
troppo che tiro essa m'apparecchiava, favorendomi in quella maniera e in quella misura. In
nove giorni arrivai a metter sù una somma veramente enorme giocando alla disperata: dopo
il nono giorno cominciai a perdere, e fu un precipizio.
Auch für das kleine Mädchen, dessen Geburt, zusammen mit dem anderen, das bald nach der Geburt starb und das für sie eine Niederlage im Verhältnis zum schönen, männlichen Sohn von Oliva, der etwa einen Monat später ohne Anspannung und nach einer fröhlichen Schwangerschaft, geboren wurde eine Niederlage bedeutete, hatte sie keine Zuneigung entwickeln können. All diese Unahnemlichkeiten und jene Streitereien, die entstehen, wenn die Not sich wie eine borstige, schwarze Katze auf die Asche eines erloschenen Heims legt, hatten das Zusammenleben zwischen uns beiden unerträglich gemacht. Hätte ich mit elftausend Lire den Frieden wieder ins Haus bringen können und die Liebe wieder hätte erwachen lassen können, die auf so niederträchtige Weise schon im Stadium der Geburt von der Witwe Pescatore getötet worden war? Verrückt! Aber was dann? Nach Amerika gehen? Aber warum hätte ich das Glück in der Ferne suchen sollen, wenn es scheint, dass dieses mich hier in Nizza, vor einem Laden mit Spielutensilien, ohne dass ich an es dachte, hatte treffen wollen. Ich musste mich nun seiner würdig erweisen, seiner Gunst, wenn es wirklich so ist, wie es schien, dass sie sich mir günstig erweisen wollte. Fort, fort! Alles oder nichts. Schlimmstenfalls wäre ich so zurückgekehrt, wie ich gekommen war. Was waren schon efltausend Lire? So ging ich zurück nach Monte Carlo. Ich ging 12 Tage hintereinander dahin. Doch ich hatte nun weder Geschick noch Zeit mich über ihre Gunst, günstiger als jemals, zu wundern. Ich war außer mir, geradezu wahnsinnig. Selbst jetzt wundere ich mich nicht darüber, da ich jetzt nur zu gut weiß, welches Los es mir dadurch bereitete, dass es mich jetzt so begünstigte. In neun Tagen hatte ich eine wirklich enorme Summe mit diesem Spiel der Verzweiflung angehäuft. Nach dem neunten Tag begann ich zu verlieren, es war ein Absturz.
L'estro prodigioso, come se non
avesse più trovato alimento nella mia già esausta energia nervosa, venne a mancarmi.
Non seppi, o meglio, non potei arrestarmi a tempo. Mi arrestai, mi riscossi, non per mia virtù,
ma per la violenza d'uno spettacolo orrendo, non infrequente, pare, in quel luogo.
Entravo nelle sale da giuoco, la mattina del dodicesimo giorno, quando quel signore di Lugano,
innamorato del numero 12, mi raggiunse, sconvolto e ansante, per annunziarmi, più
col cenno che con le parole, che uno s'era poc'anzi ucciso là, nel giardino. Pensai subito
che fosse quel mio spagnuolo, e ne provai rimorso. Ero sicuro ch'egli m'aveva ajutato a
vincere. Nel primo giorno, dopo quella nostra lite, non aveva voluto puntare dov'io puntavo,
e aveva perduto sempre; nei giorni seguenti, vedendomi vincere con tanta persistenza,
aveva tentato di fare il mio giuoco; ma non avevo voluto più io, allora: come guidato per
mano dalla stessa Fortuna, presente e invisibile, mi ero messo a girare da un tavoliere all'altro.
Da due giorni non lo avevo più veduto, proprio dacché m'ero messo a perdere, e
forse perché lui non mi aveva più dato la caccia.
Die wundersame Eingebung war mir verloren gegangen, es schien, dass sie in dem erschöpften Puls meiner Nerven keine Energie mehr finden könne. Ich war nicht in der Lage, oder besser gesagt, ich konnte nicht rechtzeitig aufhören. Nicht durch eigene Kraft, sondern durch die Heftigkeit eines schrecklichen, an diesen Orten, so scheint es, nicht ungewöhnliches Schauspiel stoppte mich, rüttelte mich wach. Ich war im Begriff den Spielsalon zu betreten, am morgen des zwölften Tages, als jener Herr aus Lugano, der Liebhaber der Nummer 12, an mich herantrat, durcheinander und keuchend, um mir zu verkünden, mehr durch Zeichen als durch Worte, dass jemand sich kurz vorher im Garten umgebracht hatte. Ich dachte sofort, dass es sich um meinen Spanier handele und wurde von Gewissensbissen geplagt. Ich war sicher, dass er mir beim Gewinnen geholfen hatte. Am ersten Tag nach unserem Streit, wollte er nicht da setzen, wo ich setzte und verlor immer. An den folgenden Tagen, da er mich so beharrlich gewinnen sah, hatte er beschlossen, das gleiche Spiel wie ich zu machen. Doch jetzt wollte ich nicht mehr. Wie von der Hand Fortunas geleitet, gegenwärtig und unsichtbar, war ich von einem Spieltisch zum anderen gegangen. Seit zwei Tagen hatte ich ihn nicht mehr gesehen, genau seit dem Tag, als ich anfing, zu verlieren und er mir folglich nicht mehr folgte.
Ero certissimo, accorrendo al luogo indicatomi, di trovarlo lì, steso per terra, morto. Ma vi
trovai invece quel giovinetto pallido che affettava un'aria di sonnolenta indifferenza, tirando
fuori i luigi dalla tasca dei calzoni per puntarli senza nemmeno guardare.
Pareva più piccolo, lì in mezzo al viale: stava composto, coi piedi uniti, come se si fosse
messo a giacere prima, per non farsi male, cadendo; un braccio era aderente al corpo; l'altro,
un po' sospeso, con la mano raggrinchiata e un dito, l'indice, ancora nell'atto di tirare.
Era presso a questa mano la rivoltella; più là, il cappello. Mi parve dapprima che la palla gli
fosse uscita dall'occhio sinistro, donde tanto sangue, ora rappreso, gli era colato su la faccia.
Ma no: quel sangue era schizzato di lì, come un po' dalle narici e dagli orecchi; altro,
in gran copia, n'era poi sgorgato dal forellino alla tempia destra, su la rena gialla del viale,
tutto raggrumato.
Ich war mir vollkommen sicher, als ich zu der beschriebenen Stelle lief, ihn dort zu finden, auf dem Boden liegend, tot. Doch ich fand dort den jungen, blassen Mann, der eine so feierliche Gleichgültigkeit zur Schau trug, während er Fiorin und Louisidore aus den Taschen seiner Hosen zog um sie zu setzen, ohne überhaupt zu schauen wohin. Jetzt, inmitten auf der Straße, erschien er kleiner. Er war ordentlich gekleidet, die Füße zusammen, als ob er sich zuerst hingelegt hätte, um sich nicht im Fall zu verletzen. Ein Arm lag am Körper an, der anderee war leicht erhoben, die Hand zusammengekrampft und ein Finger, der Zeigefinger, noch bereit abzudrücken. In der Nähe dieser Hand lag der Revolver, weiter weg der Hut. Zuerst schien es mir, dass die Kugel ihm aus dem linken Auge herausgekommen sei, weil da soviel Blut, jetzt getrocknet, auf seinem Gesicht klebte. So war es aber nicht. Dieses Blut war da hingespritzt, aus der Nase, aus den Ohren und mehr noch aus einem kleinen Loch aus der rechten Schläfe, auf die den gelben Sand der Straße, jetzt geronnen.
Una dozzina di vespe vi ronzavano attorno; qualcuna andava a posarsi
anche lì, vorace, su l'occhio. Fra tanti che guardavano, nessuno aveva pensato a cacciarle
via. Trassi dalla tasca un fazzoletto e lo stesi su quel misero volto orribilmente sfigurato.
Nessuno me ne seppe grado: avevo tolto il meglio dello spettacolo.
Scappai via; ritornai a Nizza per partirne quel giorno stesso.
Avevo con me circa ottantaduemila lire.
Tutto potevo immaginare, tranne che, nella sera di quello stesso giorno, dovesse accadere
anche a me qualcosa di simile.
Ein Dutzend Wespen summten darum herum, niemand dachte daran, sie zu verjagen. Ich zog ein Taschentuch aus der Tasche und breitete es über dem schrecklich entstellen Gesicht aus. Niemand dankte es mir. Ich hatte das Beste des Schauspiels bedeckt. Ich haute ab, ging nach Nizza zurück und fuhr am selben Tag ab. Ich hatte so ungnefähr achtundachtzigtausend Lire. Ich konnte mir alles vorstellen, außer dass mir am Abend eben dieses Tages mir etwas ganz ähnliches zustoßen würde.